ASPETTANDO GODOT di Samuel Beckett - Teatro dell'Orologio 

Corriere della Sera: " ... Leonetti fa riferimento culturale alla Pop Art e al clima figurativo fragoroso e sgargiante dei fumetti e dei cartoni animati a cui rimandano anche le vocalità e le gestualità degli interpreti... senza enfatizzaare le pause e i silenzi, ma predicendo un clima di sospensione a cavallo fra l'imperscrutabilità e una dolce follia..."

Behind the mask - 90.7 FM-KSER: "...This modern urban setting is heigthen even further by the sound of a merciless constant slow dripping of water onto concrete. It was perfect!..."

Momento Sera : “…la messa in scena curata da Gianni Leonetti intende privilegiare l’aspetto poetico e clownesco della commedia e mettere in luce la comicità beffarda dell’autore, il suo riso velato di mistero che pare voler soffocare in sé il pianto regalando così alla commedia una veste quanto mai attuale e una lettura scenica efficace e chiara. Intensa la forza recitativa di Stefano Ricci, Gerolamo Alchieri, Stefano Mondini, Fabrizio Bordignon…”

Corriere della Sera: “…Leonetti senza enfatizzare le pause e i silenzi, ma producendo un clima di sospensione a cavallo tra imperscrutabilità e una dolce follia…ne è interprete l’ottimo quartetto composto da Stefano Ricci, Gerolamo Alchieri, Stefano Mondini e Fabrizio Bordignon…”

Italia Sera: “…oltre a un’efficace fluidità di movimenti il regista Gianni Leonetti ha illuminato la trama con effetti che ben si muovono nello sconfinato territorio dell’assurdo…ha evidenziato lo spirito circense…ha puntato il dito sui segreti del dramma…ben affiatati Gerolamo Alchieri e Stefano Ricci, efficaci le scene di Corinna Papi…” 

PAZZO D'AMORE  di Sam Shepard - Teatro Belli

Il messaggero: "... Una passione dal segreto crudele... l'intreccio è delineato con cura dalla regia ... e può giungere con respiro al colpo di scena ..."

Il Popolo: "... Qui c'è passione , non compiacimento... il pubblico quasi tutto di giovani partecipa allo spettacolo con la medesima tensione degli attori..."

Avanti: “…è una lieta sorpresa la rappresentazione della Compagnia Teatro Instabile per la regia di Gianni Leonetti, la resa scenica raggiunta è di ottimo livello anche da parte degli attori Gianluca Favilla, l’animoso fratellastro, Liliana Eritrei, l’indecisa e misteriosa sorellastra a cui con incisività si aggiungono Tommaso Thellung e Iader Baiocchi…”

Corriere della sera: “…Eddie e May sono stati furibondi amanti, ma sono anche fratello e sorella per parte di padre che interviene come testimone contraddittorio…la regia di Gianni Leonetti è violenta e impregnata del sogno americano…”

Il Tempo: “…in un motel di quarta categoria situato nel ventoso deserto di Mojave si sviluppa l’azione di Pazzo d’amore con l’attenta regia di Gianni Leonetti…tutto si svolge in un clima di allucinante violenza, volano pugni, schiaffi, parolacce, sputi…”

Il Giornale di Reggio Calabria: “…la commedia di Sam Shepard, uno dei più importanti drammaturghi americani che ha legato il suo nome alla sceneggiatura di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni e Paris Texas di Wenders è messa in scena dalla Compagnia Teatro Instabile appena giunta da Torino dove l’opera è stata selezionata per la rassegna televisiva “Palcoscenico” di RAI DUE…il pubblico ha tributato calorosi applausi…”

Momento Sera: “…prigionieri di un amore violento, morboso, passionale, sensibile e terribilmente vero…per una commedia teatrale ben sviluppata messa in scena con la regia di Gianni Leonetti…un testo dai toni chiaroscuri che descrive due anime inquiete…interpretazione particolarmente efficace di Pietro Genuardi….Barbara Lerici riempie lo spazio di sensualità…”

Teatro e Avanguardia: “…grazie ad una resa recitativa ben calibrata e ricca di piccole manie quasi inconsapevoli Pietro Genuradi e Barbara Lerici rendono appieno le sottili sfumature dei personaggi shepardiani e regalano una bella prova di teatro…le regia di Gianni Leonetti colpisce a livello emotivo e permette agli attori di allontanarsi dalla classica recitazione accademica per farsi comunicatori di emozioni e di sentimenti…”

Latina Oggi: “…un’emotività che soprattutto nel personaggio femminile è legata a esperienze forti del passato e a immagini interiorizzate durante l’infanzia…Genuardi e Lerici rendono appieno le sottili sfumature dei personaggi…la regia di Gianni Leonetti ha guidato gli attori cercando di togliere loro qualsiasi barriera indotta. Essi incarnano i ruoli del maschio e della femmina…”attori..."

 


QUESTI UOMINI  di Maio Simon - Prima italiana - Teatro Argot  

Corriere della Sera: " Due donne sull’orlo dell’amore….. Gianni Leonetti fa un accurato esercizio di analisi del comportamento femminile, condotto con intelligenza. Cristina Aubry  esprime con calibrata sensibilità la  sensibilità emotiva di Cloris e Barbara Lerici con sensuale energia la voracità vitale di Shelly..."

LaStampa: "...Convivenza tra due donne, una emancipata una imbranata, convincente prova di Cristina Aubry e Barbara Lerici efficacemente dirette da Gianni Leonetti!..."

L'Unità: “…Testo, regia e recitazione lavorano insieme per restituire un micidiale effetto di realtà che si nutre di sfumature, passaggi commoventi e scarti adrenalinici.…”

La Repubblica:“…Single a caccia di prede, storie di donne…..commedia intrigante, a tratti cinica e cruda, protagoniste due giovani donne e i loro uomini.…”

Italia Sera: “...Esemplare l’intuito creativo di Gianni Leonetti, regista particolarmente attento ai turbamenti emotivi femminili che riesce a muovere i fili dell’azione con una meccanica precisa, con gestualità altamente esplicative dai richiami cinematografici e che libera i sentimenti mettendoli a nudo…”

UNA SPECIE DI STORIA D'AMORE di Arthur Miller - Prima Europea - Teatro dell'Orologio 

Repubblica: “…siamo nell’America di Miller dove l’ingiustizia s’è fatta prevaricante e le uniche oasi paiono la sensualità vecchia maniera"

Il Tempo: “…quel fantasma di Marilyn…Daniela Poggi ha alternato infantili momenti di allegria a squarci di cinica contemplazione della propria distruzione fisica e morale…teatro gremito con bel pubblico ed estremo interesse sia per il testo che per lo spettacolo e moltissimi ripetuti applausi per il regista e gli attori. E, forse inconsciamente, al ricordo di Marilyn…”

Il Messaggero: “…raccontare un’altra Marilyn…il risultato è una tranche di teatro straniero da degustare come un film noir apprezzando ora la confessione autobiografica dell’autore, ora la ricerca esterofila della regia, ora gli attori ai quali tocca l’impegno pesante di recitare con l’aggressività deterministica di una scuola teatrale lontana dagli accademismi…”

Corriere della Sera: “…grazie a una regia curata, attenta ai particolari, agli atteggiamenti e ritmi…Daniela Poggi porta a galla una sorta di naturale ingenuità in un’ Angela provocatoria e trepida, spaurita e violenta quanto violentata…gli è accanto Lorenzo Gioielli capace di costruire una tensione non superficiale…molti applausi…”

Gazzetta del Sud: “…la regia di Gianni Leonetti mette in evidenza quell’andare e venire, quel salire e scendere tra sentimento e ragione, fra Angie e Tom e punta a raffigurare tra i due una vaga allusione di Miller alla sua esperienza matrimoniale con Marilyn Monroe…”

Rivista del Cinematografo: “…Una specie di storia d’amore messo in scena dal regista Gianni Leonetti apparentemente è un giallo, ma in realtà è uno scontro di sentimenti e personalità…notevole l’impegno di Daniela Poggi nell’immedesimarsi 


PICNIC IN CAMPAGNA di Fernando Arrabal - Teatro del Leopardo 

Il Messaggero: “ …una delle primissime opere di Arrabal, un testo ricco di umori arrabbiati e beffardi…un soldatino impegnato in abituali operazioni di guerra, viene sorpreso dal sopraggiungere sul campo di battaglia dei suoi genitori per consumare con il figlio un bel pic-nic…la regia di Gianni Leonetti è tesa a creare spazi surreali, momenti di rappresa malinconia, tracce di miserabili illusioni…”

Corriere della sera: “…Gianni Leonetti ha curato la regia sfruttando la possibilità del testo con una lettura ambigua, un po’ alla Hasek …gli attori tengono desta l’attenzione del pubblico data la particolarità del testo e la poca conoscenza di Arrabal in Italia…feroce satira antimilitarista…”

L' Unità: “…siamo nell’ambito del teatro dell’assurdo in cui l’assurdità delle situazioni e dei comportamenti dei personaggi viene usata forse un pò meccanicamente come capovolgimento del reale e del logico, giusta quindi la soluzione registica di Leonetti…”

La Repubblica: “… va sottolineato il suggestivo effetto di certi rallentamenti che fissano i simboli e i gesti di una amorosa reverie… regista dello spettacolo Gianni Leonetti, recitano Iader Baiocchi, Valter Tulli e Franco Mastelli…” 

GLI ULTIMI GIORNI DELL'UMANITA'  di Karl Kraus  - Teatro Arcobaleno

Il Messaggero : in scena la graffiante satira di Karl Kraus ne GLI ULTIMI GIORNI DELL’UMANITÀ, regia di Gianni Leonetti, con Beatrice Palme. Un’opera di sconcertante attualità.

Avanti: …Non a caso, questa versione de Gli ultimi giorni dell’umanità inizia con un video, sempre di Gianni Leonetti, ispirato a “L’uomo senza qualità”, il capolavoro di Robert Musil (1880-1942), altro grande scrittore e drammaturgo austriaco, affresco della civiltà contadina al tramonto, mentre la nuova era industriale s’ impone con prepotenza. Il video di Leonetti, con scenografie che ricordano, a tratti, quelle della “Metropolis” (1926) di Fritz Lang, altro grande critico d’un possibile futuro disumano, si sofferma sulla “Finis Austriae”, la graduale implosione dell’Impero pur considerato, in passato, fucina della possibile integrazione di popoli tra loro molto diversi…… La regìa di Leonetti, con un sapiente impiego di scene e costumi (G.d.F.Studio), musiche originali (video di Marco Schiavoni), luci cupe e penetranti (Giovanna Venzi) e illustrazioni video (Giampiero Wallnofer), ricrea perfettamente l’atmosfera del dramma krausiano. Straordinari gli interpreti: Beatrice Palme, poliedrica attrice di cinema, tv e teatro, Camillo Marcello Ciorciaro, Federico Citracca, Fabiola Guacci, Francesca Di Meglio, Lorenzo Sferra, Luisa Consalvo, Valter Tulli. 

L'opinione della libertà: ...la regia di Gianni Leonetti decide di selezionarne alcuni, per un ragionamento artistico e socio-politico che va molto oltre una semplice rappresentazione, come lo fu per il film di denuncia “Uomini contro”…Spettacolo bello, interessante e innovativo. Da non perdere, anche perché Karl Klaus ci parla, come se fosse oggi, delle nostre piaghe contemporanee, con due guerre in atto…. 

Succede oggi: ...oltre trenta anni dallo spettacolo-kolossal di Luca Ronconi nei capannoni torinesi del Lingotto, ecco che un altro regista, Gianni Leonetti, con alle spalle un interesse per il cosiddetto teatro dell’assurdo, coglie la sfida e si misura con lo strabordante Gli ultimi giorni dell’umanità del viennese Karl Kraus (1964-1936) facendone una mini edizione (che si replica a Roma al Teatro Arcobaleno da venerdì a sabato prossimi) di poco più di un’ora, oltre un cortometraggio (tra documenti d’epoca e immagini surreali) proiettato all’inizio, La guerra: il principio della fine di una civiltà,  liberamente ispirato a L’uomo senza qualità di Robert Musil… Forte di quel che di tragico ci sta accadendo intorno oggi, e che rende queste pagine ancora molto attuali, Leonetti ha puntato sulle atrocità della guerra, con scene che vanno dalla violenza verso chi è critico sulla conduzione all’uso dei gas… Scelta plausibile… Beatrice Palme e Camillo Marcello Ciorciaro si distinguono nei due monologhi.

Quarta parete:  .La tragedia satirica di Karl Kraus, scritta in cinque atti con preludio ed epilogo, se dopo la mastodontica impresa ronconiana restava irrappresentabile, ora con Leonetti che l’ha smontata e rimontata secondo la sua lettura, è stata finalmente adattata per il palcoscenico. E, di questo, dobbiamo dargliene atto. Eppure in teatro ogni cosa è possibile, basta trovare il modo. Leonetti ci è riuscito, prima di tutto sfoltendo il testo e riducendolo ad un atto di circa 75 minuti, sacrificando molti argomenti, molti particolari, alcuni dei quali anche ripetitivi, ma concentrandosi sul più generico discorso dei mali assurdi della guerra e delle cause che sono sempre diverse da quel che le voci ufficiali dicono al popolo. Leonetti sente l’esigenza storica di introdurre l’opera di Kraus con un interessante video ispirato a «L’uomo senza qualità» di Robert Musil, «affresco di una civiltà al tramonto: quella contadina, mentre la nuova era industriale si impone con prepotenza»,«Gli ultimi giorni dell’umanità» è un postulato coraggioso e irriverente che ci lascia attoniti … Leonetti estrae da un testo immenso per metterne a fuoco, grazie anche al pregevole lavoro di Giovanna Venzi che ha curato le luci, l’agghiacciante delirio di un’umanità all’ultimo sospiro, utilizzando un’affiatata compagnia in cui spicca il Criticone, interpretato da Camillo Marcello Ciorciaro, l’unico sopravvissuto a quest’umanità disperata.




MACBETH di William Shakespeare - Teatro Arcobaleno

L'opinione della libertàL’ambizione, il potere, la pulsione distruttrice e l’irresistibile fascino del male sono le tematiche portanti di questa celebre dark opera shakespeariana. La storia ha come protagonista Macbeth e la sua sanguinosa ascesa al potere, che lo trasformerà da valoroso e fedele comandante dell’esercito del re Duncan in spietato criminale. In estrema sintesi: “Meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso. Tutto ha inizio quando Macbeth, il barone di Glamis ed il generale Banquo, dopo aver sconfitto i ribelli del re di Scozia, incontrano in un bosco le streghe. Queste misteriose creature predicono loro un futuro pieno di gloria: Macbeth diverrà re di Scozia, mentre Banquo sarà progenitore di una stirpe di re. L’inquietante rivelazione causerà in entrambi un profondo turbamento e costringerà soprattutto Macbeth a fare i conti con la propria incontenibile sete di potere. Accanto a lui, la perversa e fascinosa Lady Macbeth, centro di gravità nel feroce progetto. E quando Macbeth, preso dai sensi di colpa, si mostrerà incerto nel portare a termine l’assassinio del re, la dark lady userà tutte le sue diaboliche arti per incitare il consorte verso la delittuosa azione. Tra destino, magia e manipolazioni, Macbeth è costretto a prendere una drammatica decisione sul futuro, almeno in apparenza già segnato. Ed è questo il presupposto della tragedia shakespeariana: l’impossibilità a rimuovere l’errore, l’ineluttabilità del destino contro cui si può al massimo lottare. Ma evitare? Macbeth invoca persino le stelle, le scruta ma con l’occhio di chi vuol piegare il loro corso alla buona riuscita dei suoi scellerati terreni propositi. In un’epoca come la nostra dove si è smarrito il senso del limite, di ogni limite, William Shakespeare ci consegna in un magico ed impetuoso affresco l’intramontabile modernità di Macbeth: il traditore a sua volta tradito, mentre agisce come il peggiore degli uomini, pur senza esserlo. Questo allestimento non intende raccontare la storia, già ai più nota, ma indagare ciò che transita nell’arco di un respiro, nell’incontro di due sguardi nel momento della sospensione, quando tutto si fa palese e misterioso nel tentativo di portare a termine un desiderio oltre misura che porterà Macbeth e la sua dark lady verso il tramonto inglorioso della vita. Una riflessione eterna sulla natura umana, la quale dimostra di possedere una amnesia storica sia sulle sue debolezze sia sui risultati che la storia ci ricorda. In un’epoca in cui sottotraccia si invoca la perfezione, questa tragedia ci riporta alla realtà della natura umana, alle sue fragilità e capacità. Una disamina con luce ed ombre di una storia umana sempre attuale e da tener presente mentre si costruisce costantemente il futuro di un Paese. Credo che nella cultura inglese prima che europea le tragedie shakespeariane sono state da monito al popolo e alla aristocrazia nel creare un regno democratico che non solo ha resistito nei secoli alle varie rivoluzioni, ma le ha anche dirette. La regia di questo spettacolare racconto teatrale è di Gianni Leonetti.

StudioArte Viola:   Il 22 novembre al teatro Arcobaleno sono spettatrice di una delle opere più rappresentate e più complesse di Shakespeare: Macbeth, regia di Gianni LeonettiAmmetto che sono rimasta incollata per tutto il tempo a questo "spettacolo", ma in realtà più che uno spettacolo mi sono ritrovata catapultata in un mondo surreale: cieli in continuo cambiamento, luci e nuvole che avvolgono lo spettatore fin dalla prima scena dandogli il tempo di entrare e partecipare al dramma, e musiche seducenti che entrano dirette nella parte più profonda di noi. Le sensazioni avute sono state davvero infinite e di difficile descrizione. Ho avuto la sensazione di vivere in un opera Claude Monet, anzi, di essere una Ninfea di un suo dipinto con la fortuna di galleggiare in acque Blu di Prussia e di nascosto ascoltare voci, profezie, pentimenti e sete di potere di qualcuno, cosa che più attuale, non potrebbe essere. Sono stata spettatrice di un racconto coinvolgente sintetizzato da un regista, un artista, che forse nella propria vita ha cercato e ricercato nel suo stile la sintesi del proprio "dire" attraverso i colori netti tagliati dalla luce in cui i personaggi si stagliano perfettamente con lo sfondo, trasportandomi in un attimo nelle opere di Hopper in cui l'essenza umana è così penetrante da rimanere sospesi in un tempo senza tempoE quando un'opera coinvolge così tanto è cosa banale pensare se sia piaciuta o meno, perché penetra così a fondo tanto da sognarla. E infatti, la notte seguente sogno che a fine spettacolo ad ogni spettatore viene dato uno specchio ovale dalla cornice d'oro in cui riflettersi e, come per magia, tutti rivelano lo stesso volto. A ricordarci, forse, che gli aspetti umani, i più torbidi e i più meschini, appartengono a noi tutti, sta a noi domarli. Uno spettacolo coinvolgente appassionato e spietato immerso nel blu di un infinito che ci appartiene, come le nostre miserie.


 A PORTE CHIUSE  di Jean Paul Sartre - Teatro Arcobaleno

L’opinione della libertà: Lo spettacolo si apre con un video, in apparenza misterioso, che traccia, in sintesi, il percorso e le ragioni per le quali i protagonisti, Garcin, Ines e Stella, sono approdati in questo inferno senza fiamme né boia. Al pubblico appare chiaro che lo spettacolo non segue una linea classica, tradizionale, ma si avventura in una “zona” sospesa, dove i corpi degli attori, le musiche, i filmati, il magico gioco di luci si fonda gradatamente, in un suggestivo gioco di impulsi e di forti emozioni. Nella versione di Gianni Leonetti, incorniciata nella suggestiva scena disegnata da Mauro Banella, composta da isole color bronzo, la dimensione dell’esistenza umana non è che un riverbero, una proiezione concepita e plasmata da una mente esterna. “A porte chiuse”, in questa inedita e ricercata versione, restituisce a pieno l’intensità del testo sartriano e conferma lo sguardo raffinato e suggestivo di questo regista che ama cimentarsi con gli autori più importanti del teatro come Miller, Schnitzler, Ibsen, Beckett, Strindberg, Pinter. Camillo Ciorciaro, con intensità ed eleganza, dà corpo al traditore e donnaiolo Garcin, Elisa Novembrini interpreta con incisività ed energia l’inquieta Ines, Eleonora Timpani è una vibrante e fascinosa Stella. La possente voce di Stefano Mondini interpreta il mefistofelico inserviente. Eleganti i costumi di GdF studio. “A porte chiuse” è uno spettacolo a lungo applaudito dal pubblico in sala.”

Redazione culturalNews: “ Al Teatro Arcobaleno è andato in scena ‘’A porte chiuse’ di Jean-Paul Sartre. Adattamento e regia: Gianni Leonetti.   con Camillo Ciorciaro, Elisa Novembrini, Eleonora Timpani e Stefano Mondini (in voce). Una tematica di intensa emozione, che ha ottenuto i più confortevoli consensi del pubblico e della critica.” 

ArteCulturaTeatro Una location sconosciuta ed impenetrabile,  priva di oggetti di uso comune e di specchi dove ritrovare la propria immagine, è  il luogo dove  personaggi del grande esistenzialista francese, J.P. Sartre sono rinchiusi. Tre individui: un vigliacco, un'assassina e una giovane prostituta, si ritovano in un inferno senza fiamme in cui saranno costretti a misurarsi con le loro coscienze macchiate da crimini. Ormai lontani da tutto e da tutti, in un luogo chiuso e isolato, ognuno dei tre protagonisti si incaricherà  di essere boia e giudice degli altri per indurli a raccontare il motivo della presenza in quell' ambiente. Sarà  questa la loro condanna. Da tale circostanza la battuta: "l'inferno sono gli altri". Da intendersi come una dura constatazione: esistiamo solo attraverso e grazie agli altri, sono la loro percezione di noi, i loro sguardi e i loro giudizi a definirci..  Un "Teatro di situazioni" coniato dal grande filosofo e ancora attuale. Orgogliosa di aver assistito al gran bello spettacolo.”

Appuntamenti europei:  “Il grande esistenzialista francese, J.P. Sartre, e’ in scena al Teatro Arcobaleno  con A PORTE CHIUSE – adattamento e regia di Gianni Leonetti –  con Camillo Ciorciaro, Elisa Novembrini, Eleonoa Timpani, e Stefano Mondini (in voce). Belli video e musiche, e intensa l’interpretazione  di ciascunodei tre protagonisti!”


DOPPIO SOGNO di Arthur Schnitzler - Teatro Arcobaleno 

II Tempo: " …non si smette mai di smascherare nuove perturbanti verità in "Doppio sogno" l'intrigante capolavoro di Schnitzler da cui Stanley Kubrick ha tratto il suo ultimo film "Eyes Wide Shut"... la versione teatrale, adattata e diretta da Gianni Leonetti, è presentata al Teatro Arcobaleno fino 26 novembre".

L'opinione: "…in questi giorni, al Teatro Arcobaleno di Roma (fino al 26 novembre), va in scena “Doppio sogno”, per la regia di Gianni Leonetti. L’intrigante capolavoro di Arthur Schnitzler, da cui Stanley Kubrick ha tratto il suo ultimo film, “Eyes Wide Shut”, si evolve come un’affascinante e scandalosa fiaba sull’amore coniugale e sui fragili equilibri che lo tengono vivo...nell’avvincente trama di questa eccezionale opera del Novecento – ha scritto ancora Leonetti nelle note di regia – regna assoluto il mistero del sogno, entità indecifrabile, ma nella quale siamo stranieri come in un ‘Paese al confine’, dove continuiamo ad essere noi senza esserlo”. 

Corriere dello spettacolo: " ...il matrimonio è sempre in bilico e non si sa quale futuro l’autore le riservi in questa sottile ludopatia di perversione ed onirismo peccaminoso.Freud si complimentò con l’amico SCHNITZLER così investigatore dei flussi psichici ed irrefrenabili dell’entità ilemorfica aristotelica,che il cast empatico e sinergetico del lavoro rende bene con la regia di G. Leonetti. Lo spettacolo prosegue al TEATRO ARCOBALENO fino al 26/11 c. m. " 

CASA DI BAMBOLA di Henrich Ibsen - Teatro Arcobaleno 

L'Opinione :"...una messa in scena fuori dagli schemi convenzionali che ha scelto di mettere a fuoco l’essenza del capolavoro di Henrik Ibsen: il percorso emozionale dei personaggi anziché ripercorrere soltanto la trama già nota al vasto pubblico…Un testo scandaloso dell’Ottocento che ha messo in discussione la figura della donna nel contesto sociale e familiare, ma che oggi si trova a fare i conti con la modernità delle nuove dinamiche tra uomo e donna. Bene ha fatto Leonetti, non nuovo a questi esperimenti, a scegliere di non definire i personaggi secondo uno schema “morale e consueto”.

Teatro.it  "Casa di bambola di Henrik Ibsen, prodotto da  Teatro Instabile per la regia di Gianni Leonetti, diciamolo subito, non ci sono eroine da esaltare: “Sventurata quella terra che ha bisogno di eroi”, diceva  Bertold Brecht. Questa lettura inedita, invece, ha messo in evidenza  anche tutti i personaggi che ruotano intorno alla viziosa e viziata Nora, moglie bambina, vittima di un padre padrone che ha cercato di ritrovare nel marito, senza trovarlo. Da qui il dramma… Gesti ripetitivi, al limite della follia, come  l’improvviso attacco di bulimia di Nora quando intuisce che il suo mondo fatato sta per crollare….Quello di Leonetti, oltre ad essere un progetto teatrale, è anche un disegno musicale a vocazione cinematografica  che sollecita e tocca i sentimenti  dello spettatore." 

                   MONTAGNE RUSSE  di E. Assous - Prima Italiana- Teatro Belli  

Teatro .it  : "...una commedia ben strutturata, con dialoghi veloci, battute comiche mai scontate, ed atmosfere in continua evoluzione tra il puro divertimento ed il giallo. La regia di Gianni Leonetti  disegna i personaggi con precisione e profondità donando loro una vivida leggerezza che va a fondersi nella crescente tensione della commedia. Pietro Genuardi è un convincente seduttore che fa emergere tra le spassose battute una profonda umanità. Manola Rotunno  è efficacemente ambigua nel continuo susseguirsi di atteggiamenti sfrontati e rivelazioni contraddittorie. Semplici ed efficaci le scene di Mauro Banella. Una messa in scena raffinata, divertente,che il pubblico,in una sala gremita, ha lungamente applaudito"  

EXILES di James Joyce - Teatro Belli 

La Repubblica "... Mènage a quattro con gli “Exiles” di Joyce…. I personaggi sono legati tra loro da una intrigata rete di inganni che li rende prigionieri di desideri contrastanti: tradire e allo stesso tempo rifiutare il tradimento."

Il Foglio: "...A questa vicenda di un adulterio non consumato, ma vissuto come una ferita non rimarginata, la regia di Gianni Leonetti ha dato corpo e anima con una epifania rivelatrice di affilate dinamiche psicologiche." 

Italia oggi: “...Con gusto e stile Gianni Leonetti lascia girare sulla giostra delle emozioni i suoi personaggi finalmente liberi da insulsi principi morali."

Teatro.Org: " ... La messa in scena intrigante e raffinata, fa risaltare la tensione sadomaso che guida l’azione teatrale. Uno spettacolo elegante, rigoroso, curato nei minimi particolari…"

Teatro.it: " ... L’elemento psicologico fa da padrone, e la scacchiera sulla quale si muovono i personaggi è metafora della difficoltà nella vita sulle mosse da fare: lasciarsi andare completamente alle pulsioni della carne, o “muoversi” secondo la spiritualità... "

SaltinAria.it: " ... La messa in scena di Gianni Leonetti verte principalmente sui dialoghi, insistenti nell’affondo psicologico della contraddittorietà dei sentimenti, lasciando fluire il significato drammaturgico in modo lineare e con giusto ritmo...

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YERMA  di Federico Garcia Lorca  - Teatro Spaziouno 

Italia Sera: “…la trama è intrisa di brune essenze mediterranee, il linguaggio poetico lascia fruire i fantasmi della memoria che rievocano una verità antica da troppo tempo assopita…un testo permeato di sensualità, di passione, di pulsioni intime, di spontaneità, un quadro a tinte forti dalle immagini autentiche…”



NOTTE  di Harold Pinter - Teatro Belli 

La repubblica:  "...erotismo e capelli bianchi, Remo Remotti fa Pinter... è sicuramente curioso e propositivo... al Teatro Belli dove è di scena un dittico di atti unici: Amante e Notte, del grande autore inglese premio Nobel con la regia di Gianni Leonetti..."

Italia sera: "...lui è un sorprendente e validissimo Remo Remotti, lei una Beatrice Palme bravissima ed esilarante..."

Saltinaria: "... a conclusione dello spettacolo è andato in scena Notte, sempre di Pinter, con Remo Remotti e Beatrice Palme, un piccolo gioiellino..." 

L'AMANTE  di Harold Pinter - Teatro Belli 

Italia Sera:"...L'Amante e Notte: Gianni Leonetti ne ha curato una elaborata e purissima messinscena... uno spettacolo ironico e coinvolgente arricchito da ritagli sinfonici... allestimento a un tempo elegante e rigoroso... Valeria Pistillo bravissima ed esilarante, indossa a pennello il ruolo della moglie-amante, Camillo Ciorciaro è credibile nei panni del distinto e insolito marito-amante. In Notte lui è un sorprendente e validissimo Remo Remotti, lei una Beatrice Palme bravissima ed esilarante..."

Saltinaria: "...meravigliosa Valeria Pistillo, bravissimo Camillo Ciorciaro... ottima la regia, pulita, attenta... a conclusione dello spettacolo è andato in scena Notte, sempre di Pinter, con Remo Remotti e Beatrice Palme, un piccolo gioiellino..."

La voce: "... in questo particolare contesto, che fa parte di quel genere dell'assurdo che tanto piace all'abile regista Gianni Leonetti, gli attori si muovono a proprio agio amplificando, in un magico gioco di movimenti e situazioni, l'erotismo di cui è intriso il testo......"

Young4young:"...L'Amante (tit. orig. The Lovers - 1962) e Notte (tit. orig. The Night - 1969) Entrambe sono state coordinate e dirette dal regista italiano Gianni Leonetti, che ha magistralmente rinnovato due copioni interessanti dal punto di vista psicologico, introspettivo e "misteriosamente angoscioso" del teatro dell'assurdo di questo premio Nobel per la letteratura..."

LA CANTATRICE CALVA di Eugène Ionesco - Teatro Belli 

Italia Sera:“…il teatro dell’assurdo sbarca al Teatro dell’Orologio con un testo ironico…Gianni Leonetti riesce a cogliere gli aspetti più originali e provocatori…aleggia quella lieve follia peculiare di una comunità sociale che ha smarrito il proprio passato e ha timore del futuro…gli attori appaiono come insensibili marionette che ripetono senza soluzione di continuità slogan, messaggi pubblicitari, frasi fatte…Marcello Conte, Roberta Garzia, Eva Gaudenzi, Giovanni Magnarelli, Luca Milesi, Giada Prandi…”

Corriere della Sera: “…i coniugi di Feydeau si ritroveranno cinquant’anni dopo nelle prime commedie di Ionesco e non si riconosceranno, scriveva Ennio Flaiano. Che cosa ha fatto Ionesco nella Cantatrice Calva se non applicare la lezione del maestro?...Gianni Leonetti ha deciso di rinunciare a qualunque scrupolo filologico nei confronti del testo e lo ha opportunamente aggiornato sintonizzandolo con uno “sprologo”…nella messa in scena ricca di colore e di ritmo recitano Roberta Garzia, Marcello Conte, Eva Gaudenzi, Giovanni Magnarelli, Luca Milesi, Giada Prandi…”

New Age e dintorni: “…nella cantatrice Calva, un’autentica anticommedia definita dall’autore come “tragedia del linguaggio”, il vero protagonista è la parola che genera un linguaggio disarticolato privo del suo significato originario, basato su ammassi di conformismi mentali che generano slogan, frasi banali, non-sense…Leonetti cambia la forma ma salva lo spirito della Cantatrice Calva creando un fluxus di ritmo ed immagini che supera di gran lunga il significato delle parole, è ciò che voleva Ionesco…”

Il Corriere della sera: “…nel mettere in scena la "Cantatrice calva", Gianni Leonetti ha deciso di rinunciare a qualunque scrupolo filologico nei confronti del testo e lo ha oppprtunamente aggiornato sintonizzandolo su una televisione dell'assurdo che frulla insieme spot pubblicitari, frasi da soap opera, brandelli di talk show …”

Il Foglio: “…Una messa in scena ricca di calore e ritmo ......I giochi di funambolismo verbale innescati dalla Cantatrice calva, l'impossibilità di comunicare dei personaggi si sono omogeneizzati in una appicosa marmellata di generi narrativi, celebrati da un Blob di parole ed immagini: il teatro dell'assurdo a portata di telecomando…”

Italia sera: “...Da una brillante idea del regista Gianni Leonetti, incline a mettere in scena testi tratti dal genere assurdo, il teatro di Ionesco esprime lo svuotamento psicologico dei personaggi che si dimenano in una struttura claustrofobica e surreale.”

Roma c'è: “Lo strano mal di ridere, con Ionesco, l'apparente leggerezza del nonsense.”

S.I.E.: “Leonetti cambia la forma ma salva lo spirito della "Cantatrice calva" creando un flux di ritmo e immagini che superano di gran lunga il significato delle parole, E' ciò che voleva Ionesco.

SIGNORINA GIULIA  di August Strinberg - Teatro Agorà 

Corriere della sera:"... La regia ha puntato la sua attenzione interpretativa non tanto sullo svolgimento della trama quanto sull'esasperazione dei sentimenti in gioco"

Momento sera: "...Nella messa in scena si percepisce il desiderio... di coinvolgere l'emotività d'ognuno, lavorando sull'attore... sul movimento, sull'espressività..." 

Corriere sera: “…l’impostazione di Mastelli e Leonetti, pulita e chiara nella realizzazione è centrata sul rapporto tra i sessi, evidenziato non come un incontro ma come uno scontro per la conquista del potere; in esso desiderio ed ambizione, odio e disprezzo sono le armi per l’altrui sopraffazione…”

La Repubblica: “…la regia utilizza …la freddezza del personaggio socialmente più debole…questa sottile sostanziale supremazia dell’umile in ascesa che non ha nulla da perdere intorno al quale ruota la messa in scena…il duello tra Jean e Julie si vale anche dell’espressività ottocentesca avida e vulnerabile di Giampaolo Innocentini e Elena Ursitti…”

Contesti.eu: “…Con la regia di Gianni Leonetti, Signorina Giulia di Strindberg diventa uno spettacolo voluttuoso… i personaggi appaiono incisivi, forti, voluttuosi e mai perduti dentro il ritmo delle loro battute. Valeria Pistillo regala alla signorina Giulia un corpo sinuoso dove i fianchi e le gambe rappresentano il fulcro del desiderio. Marco Benvenuto sottolinea con la sua recitazione l’aspetto più pratico e meno romantico, Cristina è ben interpretata da Concetta Liotta.”

Italia Sera: “…LA SIGNORINA GIULIA “riletta” da Leonetti, regista sempre attento a disegnare i caratteri dei personaggi sin nelle più oscure sfumature, suggerisce a Valeria Pistillo di mettere in evidenza la propria avvenenza di giocare con movimenti sensuali mettendo a nudo gli istinti... vigoroso e vigile il carattere definito da Marco Benvenuto, particolarmente trasparente e credibile nel ruolo di Cristina è Concetta Liotta. Linee essenziali per la scenografia curata da Daria Battilana.”

Ciociaria Oggi: “…Leonetti mette in scena l’eroina di Strindberg. Uno spettacolo davvero coinvolgente per quella che è l’opera più celebrata di fine ottocento, tanto da segnare la nascita del teatro contemporaneo.”

Fuoricampo: “…Una bella messa in scena de la Signorina Giulia, regia di Gianni Leonetti, drammaturgia di Franco Mastelli…. Ottima interpretazione di Valeria Pistillo, Marco Benvenuto e Concetta Liotta. ”



IL DESERTO DEI TARTARI  di Dino  Buzzati - Prima Italiana- Teatro dell'Orologio 

La Stampa: "...nove attori disposti in un vasto ambiente completamente spoglio e movimentato solo da un efficace gioco di luci, percorrono momenti dell'inquietante apologo sulla monotonia dell'attesa e sugli assurdi rituali del militarismo per i 90' minuti di una coreografia ben ritmata..."

Il Foglio"...Gianni Leonetti ha felicemente individuato l'energia anche teatrale del romanzo di Buzzati e l'ha tradotta in scena in un cerimoniale di austera linearità, in una ben articolata simmetria di azioni e di luci che evidenziano l'intatta valenza simbolica del testo..."

LE SEDIE di Eugène Ionesco - Teatro Belli  

La Repubblica: “... Si coglie tutto il senso grottesco, gogoliano di quell'inutile affanno, la fiera delle speranze e delle vanità ridicole ..."

Avanti: "... Emergono evidenti i temi dell'icomunicabilità, l'insuccesso dell'esistenza umana... rappresentazione che rende al massimo il discorso sul nulla ..."

Corriere della Sera: “…l’umorismo è l’unica via di uscita, l’ultima possibilità di liberazione dall’angoscia del non-essere perché è proprio nella comicità che risiede l’intuizione dell’assurdo… di ciò ne sono convinti gli attori Daniela Di Giusto e Antonio Serrano ben diretti dai registi Franco Mastelli e Gianni Leonetti…”

La Nazione: “…ai raffinati si consiglia Le sedie di Ionesco per la regia di Gianni Leonetti dilaniante satira su particolari modi di vita e dito sulla piaga delle convenzioni…” 

LA CASA DI BERNARDA ALBA di Federico Garcia Lorca - Teatro Tor di Nona 

Italia Sera: "... Ottimo l'effetto visivo dei passaggi coreografici, parentesi metaforiche... il disegno registico dal taglio cinematografico... vuole esaltare l'eros femminile, la sensualità che fa muovere ogni cosa ..."

ZIO VANIA di Anton Cechov - Teatro Spaziouno 

Italia Sera: “…le scene ideate con i costumi di Emita Frigato rappresentano un ambiente interno della tenuta…specchi deformanti, porte rigorosamente aperte a suggerire l’idea di un labirinto…e la regia di Gianni Leonetti strappa via le emozioni dei personaggi per metterle a nudo nello spazio scenico… Paolo Marchese traduce in maniera eccellente la drammaticità di zio Vania, ottimo lo spirito interpretativo di Giusy Zaccagnini, inquieto Saverio Indrio nel ruolo del dottor Astrov…”

LA STORIA DEGLI ORSI PANDA... di Matei Visniec - Prima italiana -Teatro Spaziouno 

La Stampa: "...Il regista crea la giusta atmosfera lievemente inquietante..."

Il Tempo: "... un gioco d'intelligenza crativa, tanto più avvincente quanto più capace di rivelare là dove sembra nascondere..."

Italia Sera:“…all’aprirsi del sipario lo sguardo curioso dello spettatore si trova d’improvviso nel silenzio di uno spazio indefinito…Daniela Poggi “l’angelo” ne dà una lettura interpretativa scintillante e cristallina, Prospero Richelmy è un sassofonista vibrante ed espressivo…la regia pare giocare con il mistero che pervade ogni cosa…deliziosa la scena finale in cui i corpi, visibili per metà, in un battito d’ali si dissolvono per ritrovare insieme l’assoluto…” 

FINALE DI PARTITA di Samuel Beckett - Teatro dell'Orologio 

Momento Sera: "... Oggetti che evocano il movimento e che fanno da contrappunto all'immobilità degli attori... una sapiente vena umoristica e angosciante, dove non vi è enfasi e tutto sembra mostrato semplicemente per quello che è..."

Il Tempo: “…Beckett è il poeta dell’immobilità, dell’ irrisoluzione, il profeta del non profetare…il regista Gianni Leonetti mantiene grande la fedeltà al testo, ma mette Ham su una motocicletta sia pur mancante della ruota davanti…applausi prolungati per un lavoro da digerire con calma…”

L'ULTIMO DESIDERIO di Pietro Favari - Prima italiana- Teatro Spaziouno 

Corriere della Sera: "... La tv del dolore nasce da un cinismo che non può inevitabilmente conoscere limiti... la regia ha scelto una lettura che spegne i toni grotteschi e i toni dell'assurdo..."

Momento Sera: "... La spettacolarizzazione oltre ogni limite... lo spettacolo si presenta fluido ed originale... mostra l'aspetto del baraccone via etere, del cinismo pubblicitario, della volgarità di tutto un andazzo da mandare in onda..."


TRE SQUILLI PER LOLA di Roberto Mazzucco -  Prima italiana -Teatro dell'orologio 

Avanti: "... Il gradevole testo non poteva essere meglio servito che dalla regia di Gianni Leonetti e dall'interpretazione di Beatrice Palme ..."

Il Giornale d'Italia: "... Status symbol della donna in carriera, con tutti gli inevitabili risvolti di sofferta solitudine..."

Il Messaggero: “…un linguaggio talora salace, altrimenti esplicito o impietoso tradisce la tensione di chi nella volubilità della protagonista vede uno sciupio di intelletto ed azione…eccellente l’interpretazione di Beatrice Palme che si trasforma a vista da ragazza acqua e sapone a donna provocante e smaniosa…la regia di Gianni Leonetti ne valorizza il crescendo ossessivo…”

Corriere della Sera: “…Beatrice Palme coglie tutti i meritati applausi…il telefono è dunque il grimaldello che l’autore Roberto Mazzucco usa per forzare la fantasia e il desiderio…”

Paese Sera: “…Lola gioca sulla trasgressione, ironizza sulla sensualità e per un’ora diverte il pubblico…garbata ed ironica la regia di Gianni Leonetti…”

Psicanalisi Contro: “…prova di virtuosismo per attrice sola: Beatrice Palme che l’ha interpretato con l’aiuto della regia di Gianni Leonetti…ne esce un personaggio simpatico che riesce a catturare l’attenzione dello spettatore più smaliziato…”

COME NOI  di Mario Moretti - Prima Italiana - Teatro dell'Orologio 

Momento Sera: “…nei venti minuti della pièce il pubblico è chiamato ad intraprendere un viaggio mentale davvero inconsueto per il nostro panorama teatrale, incline ad un teatro digestivo…il regista Gianni Leonetti porta in scena con grande autorità un desiderio di provocazione…”

Corriere della Sera: “…un uomo viene inviato su un pianeta sconosciuto col comando di vegliare sul mondo. Nella sua solitudine intreccia un dialogo esilarante e grottesco…”

Il Messaggero: “…una strana sentinella che sorveglia da un satellite un eventuale invasore extra-terrestre, il soldato galattico parla con se stesso passando attraverso vari stati d’animo di solitudine, nostalgia, esaltazione…l’attore in scena Adriano Evangelisti…”

Il Tempo: “…l’unico personaggio è una sentinella spaziale abbandonato in uno sperduto punto della galassia, negli spazi siderali con il compito di vigilare sulla sicurezza del nostro pianeta….nella sua sconfinata solitudine si accompagna ai propri pensieri al limite della paranoia finché non è atterrito dall’arrivo degli alieni…ma sono esattamente uomini come lui…” 

VERNISSAGE di Vaclav Havel - Prima Italiana- Teatro dell'Orologio 

Momento Sera: "…il testo è parte della rassegna ”Quattro passi nell’assurdo” al Teatro dell’Orologio che comprende quattro spettacoli tutti diretti da Gianni Leonetti…una giovane coppia per nascondere il vuoto su cui poggia il loro rapporto organizza una festa nella loro casa dove sia manifesto a tutti l’alto livello di vita raggiunto. Gli invitati sono gli stessi spettatori che dopo un iniziale imbarazzo vengono catapultati in scena come graditi ospiti…basterà però che il primo invitato si alzi dal divano per andarsene ed ecco all’improvviso crollare tutte le certezze, le ipocrisie, le falsità che avevano sostenuto la coppia…”

Il Messaggero: “…la regia inserisce la commedia nel suo alveo naturale, cioè in un salotto, dove gli spettatori vengono invitati a prendere posto su divani e poltrone…i due attori Massimo Reale e Monica Micheli tratteggiano i due coniugi con giusta dose di entusiasmo falso e di socievolezza convenzionale tipici di certa middle-class priva di qualsiasi disponibilità al pensare…”

Il Tempo: "…Vernissage del drammaturgo cecoslovacco Havel, ora presidente della repubblica, è una specie di happening mondano al quale due coniugi medio borghesi costringono i loro ospiti tempestandoli di racconti banali…la regia trasforma il pubblico in invitati…”

Corriere della Sera: “…una giovane coppia cerca di nascondere il vuoto che esiste nel loro rapporto sotto una maschera di apparente felicità borghese…”

VERSI NELLA SERA  da Federico Garcia Lorca - Novità Italiana -Teatro dell'Orologio 

Momento Sera: "Due soli attori, o meglio due voci una maschile ed una femminile... lo spettatore è costretto a sentirsi libero di inseguire quelle visioni che passano vicino a lui senza lasciarsi vedere. Il merito di questa piccola e grande magia non è solo dei testi straordinariamente suggestivi, ma soprattutto dell’ipotesi interpretativa seguita dal regista Gianni Leonetti. 

SMAMMA di Leonardo Petrillo - Prima italiana - Piccolo Teatro di Siena 

Nuovo Corriere: “…lo spettacolo prende in considerazione l’influenza della figura materna nella nostra penisola dalla particolare angolazione del figlio maschio…”

La Nazione: “…al Piccolo Teatro di Siena con la frizzante regia di Gianni Leonetti e l’esuberante vivacità di Leonardo Petrillo conquista i sorrisi ed i pareri del pubblico…Smamma con tanta tenerezza…”

LULU di Frank Wedekind - Teatro dell'Orologio 

Il Tempo: "... Donna vampiro dotata di infernale bellezza che apre la serie delle donne simbolo della letteratura del novecento..."

Il Manifesto: “ …la mondanità della seduzione…il carattere di Lulù è venato da sogni infantili, di giochi e di immagini seduttive…via le quinte, solo un fondale trasparente ed un gioco di luci a creare e disfare gli ambienti…il lavoro è il primo tassello di un progetto teatrale fondato sulla figura femminile che prevede nella stessa stagione l’allestimento di Signorina Giulia di Strindberg e Yerma di F. G. Lorca…”

ll Messaggero: “…fra mannequins di moda e arredi scenici lucidissimi volteggia una Lulù di gusti e guardaroba contemporanei…”

Corriere della sera: “…Frank Wedekind ribelle precursore dell’espressionismo ispiratore del teatro moderno, poeta arrabbiato e dissacratore, immorale moralista dalla smorfia cinica e demoniaca…”

GLI UCCELLI  di Aristofane - Teatro Anfitrione

Il Tempo: “…i personaggi di Aristofane non sono che maschere che con un nome moderno si possono chiamare Pulcinella… a questo tipo di lettura si richiama la regia di Franco Mastelli e Gianni Leonetti… il progetto è patrocinato dall’ambasciata di Grecia… nei panni di Pistetero, Iader Baiocchi, Evelpide è Oriana Baciardi…” 

Paese Sera: “…la regia di Gianni Leonetti e Franco Mastelli ha attenuato la comicità facendo affiorare il grottesco…molto soddisfatto è apparso il pubblico in un teatro gremito e che alla fine dello spettacolo ha a lungo applaudito la bravura degli attori tra i quali Iader Baiocchi, Oriana Baciardi e Nino D’Agata…” 

Giornale d'Italia: “… gli Uccelli sganciato da ogni tempo e luogo, pregno di bizzarra fantasia, intinto di lirismo, colorato di

significazione umana è lo stupendo Gioco al cui fascino è sempre più difficile resistere: uno spettacolo tutto da vedere…” 

TRE SCIMMIE NEL BICCHIERE  di Mario Moretti - Teatro Anfitrione 

Il Giornale della Sera: “…un gioco ironico per sopravvivere ad una realtà che ci va stretta…la pazzia come saggia soluzione …una gradevole messa in scena di danza, mimo, comicità, commedia dell’arte e surrealismo…”

L' Umanità: “… il Teatro Instabile ha mostrato il suo equilibrio/squilibrato nel maneggiare elementi ed idee che si rincorrono, si afferrano, sfuggono di nuovo; ha toccato argomenti come l’alienazione della società, la ricerca della follia come dimensione di sicurezza…e le ha fatte vedere, le ha fatte parlare ed udire in tutta la loro “scimmiesca” pregnanza…”

L'ARCICOSO di Robert Pinget - Rassegna Internazionale Transmetrò Roma 

Il Tempo: “…Innanzi tutto bisogna dar atto al Teatro Instabile di aver recuperato uno dei maggiori esponenti del teatro dell’assurdo, Robert Pinget…la regia ha saputo ben guidare gli attori in una non facile recitazione…applausi di un pubblico divertito.”

Il Popolo: “…L’Arcicoso di Pinget, con la regia di Gianni Leonetti e Franco Mastelli, è un quadro immobile, inanimato con tre personaggi: un re, il ministro e il servo, che non sanno come passare il tempo e perciò si inventano di momento in momento come e su cosa giocare per sentirsi vivi…il testo impegna gli attori in gioco assurdo…”

Metro:“… in questa pièce il dialogo è puramente logico e trascrivere la realtà con cura meticolosa basta a creare un’espressione della più stravagante irrazionalità…

”Rome Daily: “…with the metaphisycal and trascendent meanings make man look rediculous, sensells and naïf and grotesque…”

Il Messaggero:
“…la maschera contro la noia…un re ed il suo ministro inventano o tentano di inventare qualche soluzione alla noia esistenziale e il gioco prediletto è il travestimento…a questa materia così sottile, così affidata al gioco di una logica non comune e sovvertita rispetto ai valori tradizionali della vita organizzata, ha dato corpo scenico il Gruppo Teatro Instabile…”

La Repubblica: 
“…un re fellone, bambinesco e straviziato dai giochi, uccide il tempo uccidendosi d’inedia, lo asseconda un ministro prodigo di cameratismo che gli tesse intorno una ragnatela di travestimenti…”

IL TACCHINO di Slawomir Mrozek - Teatro in Trastevere 

Il Messaggero: “…Il Tacchino è sostanzialmente una grande metafora… riflessioni e rabbie non ce la fanno a salvare nessuno, la macchina del progresso inghiotte, macina qualsiasi cosa senza dilazione. Forse le delusioni e le tardive prese di coscienza sono pronte ad esplodere in tempi meno ambigui…Gianni Leonetti e Franco Mastelli curano la regia di un Mrozek particolarmente allusivo e sfuggente…bene se la cavano Iader Baiocchi e Franco Mastelli…”

L' Unità: “…contadini e poeti nessuno ama le abitudini di tutti i giorni…come l’assidua volontà di non cedere alla costrizione dei compromessi spiccioli…risulta maggiormente interessante nel complesso di questo allestimento… gli interpreti sicuri alla ribalta…”